Emergenza casa, il patrimonio di edilizia pubblica basta solo per 1/3 delle famiglie che non riescono a pagare l’affitto presentati a Genova i dati relativi al disagio abitativo in Italia e in Liguria

L’attuale patrimonio di edilizia residenziale pubblica non basta a dare risposte a chi vive situazioni di disagio abitativo. Le 700mila famiglie che occupano gli alloggi ERP sono appena 1/3 di chi ne ha veramente bisogno. È questo il quadro emerso dalla ricerca che Federcasa, la Federazione che riunisce gli enti casa italiani, ha commissionato a Nomisma, in merito alle caratteristiche del disagio abitativo in Italia. La ricerca è stata presentata oggi, insieme ai dati relativi alla Regione Liguria, nel corso del convegno “Dimensioni e caratteristiche del disagio abitativo in Italia: focus sulla Liguria”, organizzato al centro congressi della Porto Antico Spa, a Genova.
Dai dati emerge che, nella Regione, quasi il 26% delle famiglie in affitto (pari a 43.800 nuclei), vivono una situazione di disagio economico, ovvero l’incidenza del canone è superiore al 30% del reddito familiare. All’interno di questo aggregato c’è l’area estrema del disagio rappresentata dalle oltre settemila le famiglie in attesa di assegnazione di un’abitazione ERP, a livello regionale (7.207). Di queste 2847 sono a Genova e Provincia, mentre 2308 a La Spezia e Provincia.
A preoccupare anche il dato relativo agli sfratti, che in Liguria, dal 2005 ad oggi, sono cresciuti del 5% all’anno. Tra le cause maggiori quella legata alla morosità. A livello nazionale, invece, le famiglie che vivono una situazione di disagio (incidenza del canone di affitto superiore al 30% del reddito familiare) sono oltre 1,7 milioni (il 41,8% del totale) e rischiano seriamente di scivolare verso situazioni di morosità.
Si tratta perlopiù di cittadini italiani (circa il 65%), distribuiti sul territorio nazionale in maniera piuttosto omogenea. Un bacino sul quale occorre intervenire al più presto, come confermano anche i dati relativi ai nuclei che occupano le graduatorie per le case popolar. Tra questi, il 57% paga un canone di locazione superiore a 450 euro al mese, trovandosi quindi in difficoltà nell’adempiere al pagamento. Il 49,8% di chi occupa la graduatoria vive un disagio economico per basso reddito e/o canone oneroso, mentre il 12,2% è in disagio legato alle condizioni abitative (sovraffollamento, abitazione con barriere architettoniche, o antigenica).
La maggior parte di coloro che fanno richiesta per ottenere una casa popolare è di cittadinanza italiana (54,4%), mentre il restante 45,6% è straniero.
“Alla luce di questi dati è chiaro che l’edilizia residenziale pubblica debba tornare tra le priorità nell’agenda dei decisori politici – commenta il Presidente di Federcasa, Luca Talluri – L’attuale sistema dell’edilizia sociale, infatti, è stato pensato negli anni ’90 e quindi riferito a quel contesto storico. Adesso, però, il panorama è profondamente cambiato ed è quindi necessario mettere in campo scelte politiche importanti, come quelle fatte negli anni ’90”.
“La domanda abitativa è sempre più articolata non solo in relazione ai fabbisogni ma anche alla sostenibilità dei costi – dice Luca Dondi, Consigliere Delegato di Nomisma – e per questo occorre che l’offerta risponda in maniera adeguata, differenziando le soluzioni ma soprattutto innovando i processi”.
5 Dicembre 2016